Tönnies nella sua distinzione tra comunità e società non riesce a celare le sue preferenze per la comunità, preferenze che appaiono chiare “quando si considera il modo e il tono con cui l’autore in molte pagine di questo libro contrappone «la vita reale organica»-(comunità)- alla «vita ideale meccanica»-(società)- …e soprattutto il popolo dei contadini legati alla loro terra…”
Introduzione di Renato Treves in F.Tönnies, Comunità e società, ed. di Comunità, Milano 1963
Per Tönnies infatti la comunità è :
volontà essenziale
io
possesso
suolo
diritto familiare
società è :
volontà arbitraria
persona
patrimonio
denaro
diritto delle obbligazioni
Introduzione di Renato Treves in F.Tönnies, Comunità e società, ed. di Comunità, Milano 1963
Per Tönnies infatti la comunità è :
volontà essenziale
io
possesso
suolo
diritto familiare
società è :
volontà arbitraria
persona
patrimonio
denaro
diritto delle obbligazioni
“ Una comunità è un aggregato territoriale di uomini. La sua orbita ha dei limiti, ma questi limiti sono ampi quanto l’effettiva interdipendenza locale economico-sociale degli uomini.. . gli interessi comuni…dipendono da simboli e valori comuni…gli interessi e le speranze che vi sono in comune tra gli uomini si alimentano attraverso la comunicazione”
Arthur Hillman , Organizzazione e pianificazione delle comunità –edizioni di Comunità, Milano 1953
Per Jon Dewey ( Democracy and Education,1916, New York, The Macmillon)
“ La comunicazione che garantisce la partecipazione al comune accordo è quella fondata su attitudini emotive ed intellettuali consonanti, su modi analoghi di soddisfare esigenze e speranze”.
“Lo scozzese Robert Owen, dopo aver costituito a proprie spese nel suo paese alcune comunità fondate sul principio dell’eguale distribuzione dei godimenti e delle fatiche, ha di recente fondato negli Stati Uniti varie istituzioni del genere, ove parecchie migliaia di uomini vivono pacificamente sotto il dolce regime della perfetta eguaglianza…Possa egli mostrare al mondo che la saggezza può attuare un così gran bene senza il soccorso del potere!”
F. Buonarroti, Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf, Torino, 1971
Josiah Warren( padre dell’individualismo anarchico) era “convinto che il modo migliore di trasformare la società consisteva nell’insegnare a uomini e donne a vivere insieme in perfetta amicizia e comunità d’interessi –(comunità cooperativa)-”
AAVV , Vivere insieme! (il libro delle comuni) Arcana editrice, Roma 1974
“Ogni individuo ha un “nalienabile diritto alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità"…I legami sociali possono essere solo volontari e spontanei, creati in base al principio di utilità e di autoconservazione che lo portano a trovare un accordo con i suoi simili”J.Warren
in :
http://www.rotarycarraraemassa.it/MainPage/Relazioni/Libertari.pdf
“ Le frontiere della libertà” di Lanmarco Laquidara
“bisogna cominciare con l’eliminare la frammentazione dell’individualità, in questo senso la comune è un progetto nel quale si tenta di realizzare l’optimum delle relazioni interumane.. .le comuni sono un mezzo per trasformare l’aspetto negativo dell’ego- frutto dell’educazione borghese-in coscienza collettiva.”
Il progetto della« comune» nei suoi aspetti politico, economico, sessuale così come descritto dalla «stampa underground europea» –da “Hit”, Milano n.3-maggio 1971 in AAVV , Vivere insieme! (il libro delle comuni) Arcana editrice, Roma 1974
Le associazioni del XIX secolo erano numericamente più rilevanti , avevano principi rigidi ed erano formate soprattutto da contadini e operai.
Le comunità nuove sono più flessibili e aperte “il movimento è un miscuglio …di tendenze diverse…
Le nuove microsocietà …si stabiliscono lontano dai centri abitati…”
R. Creagh , Laboratori d’utopia, ed. elèuthera, Milano 1987
“il processo di formazione del movimento comunitario…è scivolato dalla città alla campagna…si espresse dapprima in un tentativo di creare all’interno della città stessa una realtà ad essa alternativa, nella forma della free city… e poi nell’abbandono del territorio urbano per una appropriazione della diversa dimensione esistenziale dell’ambiente rurale tramite il ritorno alla terra:back to nature”
“ Si può affermare che il comunitarismo è, come è stato, un fenomeno rurale. Le poche comunità cittadine hanno per solito vita breve o sono gestite da gruppi che…si servono delle comunità come strumento di lotta…”
AAVV , Vivere insieme! (il libro delle comuni) Arcana editrice, Roma 1974
La comune non può essere un punto di partenza, ma un obbiettivo che si può raggiungere solo dopo aver sperimentato stadi intermedi.
La comune: un punto di arrivo
op. cit. RE NUDO/18 in: Andrea Valcarenghi, Underground : a pugno chiuso, Arcana editrice, Roma 1973
“La base comunitaria risale al primo delinearsi dell’underground come «cultura alternativa». Le attività culturali si strutturarono comunitariamente, e la comune, o comunità, prese ad affermarsi in risposta alla famiglia monogamica, borghese, patriarcale. Si trattò all’inizio di iniziative sparse, che dovevano però ben presto confluire in una vera e propria filosofia sociale e sfociare in un «movimento comunitario».”
Mario Maffi La cultura underground, ed. Laterza, Bari 1972
Arthur Hillman , Organizzazione e pianificazione delle comunità –edizioni di Comunità, Milano 1953
Per Jon Dewey ( Democracy and Education,1916, New York, The Macmillon)
“ La comunicazione che garantisce la partecipazione al comune accordo è quella fondata su attitudini emotive ed intellettuali consonanti, su modi analoghi di soddisfare esigenze e speranze”.
“Lo scozzese Robert Owen, dopo aver costituito a proprie spese nel suo paese alcune comunità fondate sul principio dell’eguale distribuzione dei godimenti e delle fatiche, ha di recente fondato negli Stati Uniti varie istituzioni del genere, ove parecchie migliaia di uomini vivono pacificamente sotto il dolce regime della perfetta eguaglianza…Possa egli mostrare al mondo che la saggezza può attuare un così gran bene senza il soccorso del potere!”
F. Buonarroti, Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf, Torino, 1971
Josiah Warren( padre dell’individualismo anarchico) era “convinto che il modo migliore di trasformare la società consisteva nell’insegnare a uomini e donne a vivere insieme in perfetta amicizia e comunità d’interessi –(comunità cooperativa)-”
AAVV , Vivere insieme! (il libro delle comuni) Arcana editrice, Roma 1974
“Ogni individuo ha un “nalienabile diritto alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità"…I legami sociali possono essere solo volontari e spontanei, creati in base al principio di utilità e di autoconservazione che lo portano a trovare un accordo con i suoi simili”J.Warren
in :
http://www.rotarycarraraemassa.it/MainPage/Relazioni/Libertari.pdf
“ Le frontiere della libertà” di Lanmarco Laquidara
“bisogna cominciare con l’eliminare la frammentazione dell’individualità, in questo senso la comune è un progetto nel quale si tenta di realizzare l’optimum delle relazioni interumane.. .le comuni sono un mezzo per trasformare l’aspetto negativo dell’ego- frutto dell’educazione borghese-in coscienza collettiva.”
Il progetto della« comune» nei suoi aspetti politico, economico, sessuale così come descritto dalla «stampa underground europea» –da “Hit”, Milano n.3-maggio 1971 in AAVV , Vivere insieme! (il libro delle comuni) Arcana editrice, Roma 1974
Le associazioni del XIX secolo erano numericamente più rilevanti , avevano principi rigidi ed erano formate soprattutto da contadini e operai.
Le comunità nuove sono più flessibili e aperte “il movimento è un miscuglio …di tendenze diverse…
Le nuove microsocietà …si stabiliscono lontano dai centri abitati…”
R. Creagh , Laboratori d’utopia, ed. elèuthera, Milano 1987
“il processo di formazione del movimento comunitario…è scivolato dalla città alla campagna…si espresse dapprima in un tentativo di creare all’interno della città stessa una realtà ad essa alternativa, nella forma della free city… e poi nell’abbandono del territorio urbano per una appropriazione della diversa dimensione esistenziale dell’ambiente rurale tramite il ritorno alla terra:back to nature”
“ Si può affermare che il comunitarismo è, come è stato, un fenomeno rurale. Le poche comunità cittadine hanno per solito vita breve o sono gestite da gruppi che…si servono delle comunità come strumento di lotta…”
AAVV , Vivere insieme! (il libro delle comuni) Arcana editrice, Roma 1974
La comune non può essere un punto di partenza, ma un obbiettivo che si può raggiungere solo dopo aver sperimentato stadi intermedi.
La comune: un punto di arrivo
op. cit. RE NUDO/18 in: Andrea Valcarenghi, Underground : a pugno chiuso, Arcana editrice, Roma 1973
“La base comunitaria risale al primo delinearsi dell’underground come «cultura alternativa». Le attività culturali si strutturarono comunitariamente, e la comune, o comunità, prese ad affermarsi in risposta alla famiglia monogamica, borghese, patriarcale. Si trattò all’inizio di iniziative sparse, che dovevano però ben presto confluire in una vera e propria filosofia sociale e sfociare in un «movimento comunitario».”
Mario Maffi La cultura underground, ed. Laterza, Bari 1972
“Il movimento avrebbe presto attivato due vettori: uno,orizzontale, nei confronti del contesto; l’altro, verticale , verso le profondità pre-razionali dell’emozione e dello spirito…un’anima fu quella della contestazione al sistema esistente…La seconda anima fu quella comunitaria, che preferì respingere in blocco la realtà esistente, si pose ai margini della società, si allontanò dalla tradizione, si spostò anche fisicamente in aree lontane dal progresso , e qui, a partire da forme innovative di appartenenza, iniziò la costruzione di una nuova organizzazione sociale fondata sull’amore e la pace.”
Enrico Beltramini, Hippie.com, ed.Vita e Pensiero , Milano 2005
“Gli anni Sessanta del XX secolo hanno aperto un periodo nuovo nella moderna definizione della città…l’ispirazione è giunta dalla controcultura e dalle formulazione…dei giovani…Questi criteri nacquero soprattutto nelle comuni giovanili di rifiuto…La dimensione più interessante del nuovo movimento è l’accentuazione delle relazioni personali…il tentativo di portare libertà e amore nella realtà esistenziale della vita quotidiana… Molto è stato scritto sul “ritiro” dei giovani contestatori nelle comunità rurali: molto meno si sa di come la controcultura giovanile, con mentalità ecologica, abbia sottoposto la pianificazione ad una critica spietata…i pianificatori di nuovo tipo cercano soprattutto di stabilire un rapporto fra il progetto e le possibilità di serenità personale, di relazioni sociali diversificate, di modi organizzativi non gerarchizzati , di soluzioni di vita in comune …
Il piano, denominato Progetto per un ambiente comunitario (Blueprint for a Communal Environment)- l’autore si riferisce ai giovani pianificatori di Berkeley (Revolutionary Ecological Movement) -…prevede un nuovo modo di vita …Essenza del piano è uno splendido programma fantastico di ruralizzazione della città per sviluppare l’indipendenza degli abitanti…
La megalopoli deve essere…sostituita da nuove comunità decentrate, ognuna inserita con cura nell’ecosistema di cui fa parte…queste ecocomunità avranno le caratteristiche migliori della polis e del comune medioevale, sostenute da ecotecnologie complete…La natura non sarà più ridotta a puro simbolo del naturale, ma parte integrante di ogni aspetto dell’esperienza umana…”
Murray Bookchin, I limiti della città, ed. Feltrinelli, Milano 1975
“L’idea fondamentale della nuova società è di creare un comune interesse morale e materiale fra gli uomini…La Comunità è intesa a sopprimere gli evidenti contrasti e conflitti che nell’attuale organizzazione economica normalmente sorgono…Le Comunità, creando un superiore interesse concreto, tendono a comporre detti conflitti e ad affratellare gli uomini.”
Adriano Olivetti, L’ordine politico delle comunità, edizioni di Comunità, Milano 1974
“Problema fondamentale di ogni comunità intenzionale è il suo« prodotto vendibile»…Il « prodotto vendibile» della piccola comunità…è l’educazione: la comunità è in sé una scuola progressista…in una comunità piena di contatti si impara a vivere…”
Paul e Percival Goodman ,Communitas, ed. Il Mulino, Bologna 1970
“ «Comunità», il nome lo dice e il programma lo riafferma, è un Movimento che tende a unire, non a dividere, tende a collaborare, desidera insegnare, mira a costruire. Non siamo venuti dunque per dividere, ma per esaltare i migliori, per proteggere i deboli, per sollevare gli ignoranti, per scoprire le vocazioni”
Adriano Olivetti, La città dell’uomo, ed. di Comunità, Milano 1960
“ Le comunità formano la nuova struttura degli abitati che sono disseminati sistematicamente sul territorio nazionale, formando in tal modo un complesso integrale in cui ogni abitato sta in rapporto funzionale con gli altri, ma senza dare preponderanza a «pochi fortunati» per grandezza o importanza, a spese dei rimanenti.”
E.A.Gutkind,La fine delle città _La nascita delle comunità, in Comunità anno IV sett. Ott. 1950
“E Proudhon definisce, con relativa precisione, la comune autonoma. Essa è, essenzialmente, «un essere sovrano». In questa qualità, «ha il diritto di governarsi da sola, di amministrarsi, di porsi delle tasse, di disporre delle sue proprietà e delle sue entrate, di creare scuole per la sua gioventù…»…«Ecco cos’è una comune, perché ecco cos’è la vita collettiva, la vita politica(…). Respinge ogni pastoia, non conosce limiti al di fuori di sé; ogni coercizione dal di fuori gli è aliena e mortale».”
Daniel Guérin, L’anarchismo dalla dottrina all’azione, ed. Savelli , Roma 1974
Enrico Beltramini, Hippie.com, ed.Vita e Pensiero , Milano 2005
“Gli anni Sessanta del XX secolo hanno aperto un periodo nuovo nella moderna definizione della città…l’ispirazione è giunta dalla controcultura e dalle formulazione…dei giovani…Questi criteri nacquero soprattutto nelle comuni giovanili di rifiuto…La dimensione più interessante del nuovo movimento è l’accentuazione delle relazioni personali…il tentativo di portare libertà e amore nella realtà esistenziale della vita quotidiana… Molto è stato scritto sul “ritiro” dei giovani contestatori nelle comunità rurali: molto meno si sa di come la controcultura giovanile, con mentalità ecologica, abbia sottoposto la pianificazione ad una critica spietata…i pianificatori di nuovo tipo cercano soprattutto di stabilire un rapporto fra il progetto e le possibilità di serenità personale, di relazioni sociali diversificate, di modi organizzativi non gerarchizzati , di soluzioni di vita in comune …
Il piano, denominato Progetto per un ambiente comunitario (Blueprint for a Communal Environment)- l’autore si riferisce ai giovani pianificatori di Berkeley (Revolutionary Ecological Movement) -…prevede un nuovo modo di vita …Essenza del piano è uno splendido programma fantastico di ruralizzazione della città per sviluppare l’indipendenza degli abitanti…
La megalopoli deve essere…sostituita da nuove comunità decentrate, ognuna inserita con cura nell’ecosistema di cui fa parte…queste ecocomunità avranno le caratteristiche migliori della polis e del comune medioevale, sostenute da ecotecnologie complete…La natura non sarà più ridotta a puro simbolo del naturale, ma parte integrante di ogni aspetto dell’esperienza umana…”
Murray Bookchin, I limiti della città, ed. Feltrinelli, Milano 1975
“L’idea fondamentale della nuova società è di creare un comune interesse morale e materiale fra gli uomini…La Comunità è intesa a sopprimere gli evidenti contrasti e conflitti che nell’attuale organizzazione economica normalmente sorgono…Le Comunità, creando un superiore interesse concreto, tendono a comporre detti conflitti e ad affratellare gli uomini.”
Adriano Olivetti, L’ordine politico delle comunità, edizioni di Comunità, Milano 1974
“Problema fondamentale di ogni comunità intenzionale è il suo« prodotto vendibile»…Il « prodotto vendibile» della piccola comunità…è l’educazione: la comunità è in sé una scuola progressista…in una comunità piena di contatti si impara a vivere…”
Paul e Percival Goodman ,Communitas, ed. Il Mulino, Bologna 1970
“ «Comunità», il nome lo dice e il programma lo riafferma, è un Movimento che tende a unire, non a dividere, tende a collaborare, desidera insegnare, mira a costruire. Non siamo venuti dunque per dividere, ma per esaltare i migliori, per proteggere i deboli, per sollevare gli ignoranti, per scoprire le vocazioni”
Adriano Olivetti, La città dell’uomo, ed. di Comunità, Milano 1960
“ Le comunità formano la nuova struttura degli abitati che sono disseminati sistematicamente sul territorio nazionale, formando in tal modo un complesso integrale in cui ogni abitato sta in rapporto funzionale con gli altri, ma senza dare preponderanza a «pochi fortunati» per grandezza o importanza, a spese dei rimanenti.”
E.A.Gutkind,La fine delle città _La nascita delle comunità, in Comunità anno IV sett. Ott. 1950
“E Proudhon definisce, con relativa precisione, la comune autonoma. Essa è, essenzialmente, «un essere sovrano». In questa qualità, «ha il diritto di governarsi da sola, di amministrarsi, di porsi delle tasse, di disporre delle sue proprietà e delle sue entrate, di creare scuole per la sua gioventù…»…«Ecco cos’è una comune, perché ecco cos’è la vita collettiva, la vita politica(…). Respinge ogni pastoia, non conosce limiti al di fuori di sé; ogni coercizione dal di fuori gli è aliena e mortale».”
Daniel Guérin, L’anarchismo dalla dottrina all’azione, ed. Savelli , Roma 1974
La dimensione comunitaria
“Bisogna mettere allo scoperto la storia della scarsità perché se il senso di una scarsità frustrante che definisce la nostra cultura si definisce in essa, deve esserci un termine. In effetti l'ideale illuminista di molecolarità "umana" sta venendo meno.Lontani dall'essere gli oggetti fondamentali dei nostri desideri, educazione e sviluppo potrebbero risultare niente più che inutili orpelli da usare con cautela.La transizione da crescita a stato stazionario non deve essere basata sull'homo oeconomicus, il cui bisogno complessivo di sopravvivere ed apprendere può essere soddisfatto attraverso la produzione sociale di educazione e merci.Non so come chiamare il progetto opposto, consistente nella riconquista del diritto di vivere in comunità autolimitantisi, ciascuna delle quali faccia tesoro delle proprie modalità di sussistenza. Se costretto, potrei chiamarlo il progetto della riscoperta dello spazio comune.Lo spazio comune, secondo le consuetudini, è di tipo fondamentalmente diverso da quello a cui la maggior parte degli ecologisti si riferisce.I biologi parlano di habitat, gli economisti di un ricettacolo di risorse e potenzialità.Il contesto pubblico è opposto a quello privato, né l'uno né l'altro sono ciò che significa comune.Comune è lo spazio culturale compreso tra la mia pelle e il limite più vicino dell'inabitato. Il costume definisce per ognuno l'utilità dello spazio comune. Lo spazio comune può essere adibito da ognuno ad usi diversi. Lo spazio comune non è l'insieme delle risorse della comunità: diventa una risorsa solo quando il Signore o la comunità lo delimita. Definire dei confini significa trasfigurare lo spazio comune a risorsa per l'estrazione, la produzione e la circolazione di beni.Lo spazio comune è vernacolare quanto il discorso vernacolare. Non immagino che si possa ricreare il vecchio Comune, ma, essendo privo di un'analogia migliore, mi riferisco alla risocperta dello spazio comune per mostrare come, almeno concettualmente, si possa andare al di là delle nozioni di E&S. Un'azione davvero orientata alla sussistenza trascende lo spazio economico, ricostituisce quello comune.Ciò è vero tanto per il discorso che riscopre il linguaggio comune, quanto per l'atto che riscopre lo spazio comune nell'ambiente.”
Il recupero dello spazio comune di Ivan Illich - 04/11/2005 fonte: traccefresche.info
“Bisogna mettere allo scoperto la storia della scarsità perché se il senso di una scarsità frustrante che definisce la nostra cultura si definisce in essa, deve esserci un termine. In effetti l'ideale illuminista di molecolarità "umana" sta venendo meno.Lontani dall'essere gli oggetti fondamentali dei nostri desideri, educazione e sviluppo potrebbero risultare niente più che inutili orpelli da usare con cautela.La transizione da crescita a stato stazionario non deve essere basata sull'homo oeconomicus, il cui bisogno complessivo di sopravvivere ed apprendere può essere soddisfatto attraverso la produzione sociale di educazione e merci.Non so come chiamare il progetto opposto, consistente nella riconquista del diritto di vivere in comunità autolimitantisi, ciascuna delle quali faccia tesoro delle proprie modalità di sussistenza. Se costretto, potrei chiamarlo il progetto della riscoperta dello spazio comune.Lo spazio comune, secondo le consuetudini, è di tipo fondamentalmente diverso da quello a cui la maggior parte degli ecologisti si riferisce.I biologi parlano di habitat, gli economisti di un ricettacolo di risorse e potenzialità.Il contesto pubblico è opposto a quello privato, né l'uno né l'altro sono ciò che significa comune.Comune è lo spazio culturale compreso tra la mia pelle e il limite più vicino dell'inabitato. Il costume definisce per ognuno l'utilità dello spazio comune. Lo spazio comune può essere adibito da ognuno ad usi diversi. Lo spazio comune non è l'insieme delle risorse della comunità: diventa una risorsa solo quando il Signore o la comunità lo delimita. Definire dei confini significa trasfigurare lo spazio comune a risorsa per l'estrazione, la produzione e la circolazione di beni.Lo spazio comune è vernacolare quanto il discorso vernacolare. Non immagino che si possa ricreare il vecchio Comune, ma, essendo privo di un'analogia migliore, mi riferisco alla risocperta dello spazio comune per mostrare come, almeno concettualmente, si possa andare al di là delle nozioni di E&S. Un'azione davvero orientata alla sussistenza trascende lo spazio economico, ricostituisce quello comune.Ciò è vero tanto per il discorso che riscopre il linguaggio comune, quanto per l'atto che riscopre lo spazio comune nell'ambiente.”
Il recupero dello spazio comune di Ivan Illich - 04/11/2005 fonte: traccefresche.info
1 commento:
Ciao Giovanna, ho aggiunto il tuo blog tra quelli che seguo. Decisamente interessante. Offre begli spunti
Ciao!
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